Daniil, Pestifero #05

Io comunque sono una figura stupefacente, anche se non mi piace molto parlarne.

Io, per cominciare dall’inizio, sono nato due volte. La prima volta sono nato prematuro, con quattro mesi d’anticipo, mandando all’aria i piani di mio padre. Infatti lui si è infuriato talmente che la levatrice che mi aveva preso si è spaventata e ha cominciato a rificcarmi nel posto da dove ero uscito. Uno studente dell’accademia medico-militare che assisteva al parto ha dichiarato che a rificcarmi dentro non ci sarebbero riusciti. Tuttavia, nonostante le parole dello studente, a rificcarmi dentro ci sono riusciti, ma, per la fretta, non nel posto giusto. È toccato chiamare un medico esperto. Il medico esperto ha visitato la puerpera e ha allargato le braccia, poi ha capito la situazione e ha dato alla puerpera una buona dose di sale inglese. Alla puerpera è venuta la diarrea, e in questo modo io sono venuto al mondo per la seconda volta.

Io ho un nome piuttosto strano. Durante la giovinezza mio padre, Ivan Pavlovic, si appassionò alle idee di Narodnaja Volja ed entrò a far parte di un gruppo terroristico che si stava preparando a uccidere lo zar. Ma il complotto fu scoperto. I terroristi vennero arrestati e condannati inizialmente alla pena di morte, in seguito commutata in quindici anni di lavori forzati. Mio padre passò i primi quattro anni in una cella di isolamento con una Bibbia. In quella cella trovò la fede in Dio e si fece battezzare. E chiamò me, cioè il suo quarto figlio, come un profeta biblico.

Il mio cognome non mi piaceva e allora mi sono inventato uno pseudonimo che in francese vuol dire fascino. La mia prima moglie aveva l’abitudine di chiamarmi proprio così. Invece in inglese ha un significato opposto: danno, ferita, sofferenza. Un giorno mio padre mi ha detto che, finché mi ostinerò a chiamarmi così, sarò perseguitato dalla miseria. Vabbè. A me questo nome piace così tanto che l’ho scritto a matita, vicino al mio nome ufficiale, sul passaporto.

Io sono uno scrittore di fantascienza, un poeta, ho l’orecchio assoluto e riesco bene in musica, in più so anche disegnare.

Ho scritto tanti libri per bambini e i bambini mi adorano, estraggo dalla bocca palline colorate oppure tiro fuori dalla tasca un piccolo cannone e faccio fuoco. Ma io, i bambini, in realtà non li posso sopportare. Non li tollero proprio. Per me i bambini sono uno schifo, una specie di robaccia. Ma più li odio più loro mi amano. Muoiono dal ridere appena mi vedono. Come faccio a odiarli così tanto e a scrivere libri così belli?
Io odio i bambini e spesso anche gli adulti. Io rispetto soltanto le giovani donne sane e formose. Gli altri rappresentanti dell’umanità li guardo con diffidenza.

Io, a parte i bambini, trovo ripugnanti: la crema, la carne d’agnello, i soldati, i giornali, le saune. Queste ultime perché mettono a nudo le deformità del corpo, in modo umiliante. Le saune non mi ripugnano solo quando a mettersi a nudo sono le donne sane e formose.
Io poi non sopporto le persone che riescono a parlare per più di sette minuti di fila.
Eroismo, pathos, audacia, moralità, pulizia, etica, commozione e fervore sono parole e sentimenti che non posso sopportare.

A me interessano solo le scemenze; solo quello che non ha nessun senso pratico. Mi interessa la vita solo nelle sue manifestazioni assurde.
Mi interessano: l’illuminazione, l’ispirazione, la conoscenza superiore. Segni. Lettere. Caratteri e calligrafia. Stupidaggini. Miracoli. Tutto ciò che causa ilarità e umorismo. Tutto ciò che è logicamente privo di senso e ridicolo. I numeri, specialmente quelli non connessi dall’ordine di sequenza. Il mio numero di telefono, trentadue zero otto, che è facilissimo da ricordare. Trentadue denti, e otto dita.
E poi amo scrivere lettere e brevi note direttamente a Dio.

Io ho il dono della preveggenza. Io sono imperturbabile, vale a dire capace di non cambiare l’espressione fissa del viso. E quando la persona che parla con me dice delle cose assurde, io sono gentile e gli do ragione. Io sono un genio. Anche Gogol’ è un genio. Ma anche Tolstoj è un genio, e anche Dostoevskij. Io scrivo versi tali che a gettare le mie poesie contro la finestra si rompe il vetro. È così che si riconosce se uno è un genio.

Mia moglie Marina mi dice che sono strano, che è difficile trovare in giro qualcuno più strano di me. Ma io non sono strano.

Io sono una figura stupefacente, anche se non mi piace molto parlarne.

Daniil Charms, pseudonimo di Daniil Ivanovič Juvačëv, nasce a San Pietroburgo il 30 dicembre 1905. Poeta precoce, Charms studia alla Petrischule di Carskoe Selo – dove conosce i racconti gialli con protagonista Sherlock Holmes –, e in seguito all’Istituto elettrotecnico della città natale, ormai divenuta Leningrado, da cui è espulso per la riluttanza a partecipare alle attività sociali della scuola. Influenzato da Aleksandr Tufanov e dai suoi esperimenti con la Zaum, la lingua transmentale, nel 1928 fonda insieme al poeta Aleksandr Vvedenskij il gruppo oberiu («Unione dell’arte reale»), ultima istanza delle avanguardie storiche in Russia, che rifiuta l’estetica ottocentesca e rivendica la necessità, per l’arte, di scardinare il sistema dei generi e assaltare le aspettative di lettori e spettatori. Dello stesso anno è la pièce Elizaveta Bam, che anticipa temi e atmosfere del teatro di Ionesco e Beckett. Incarcerato nel 1931 con l’accusa di produrre letteratura antisovietica ma rilasciato pochi mesi più tardi, negli anni trenta Charms si dedica con sempre maggior dedizione alla prosa, impegnandosi anche in un racconto lungo, La vecchia (1939), che lascerà incompiuto. Arrestato una seconda volta nel 1941 dal Commissariato del popolo per gli affari interni e rinchiuso nell’ospedale psichiatrico detentivo di Leningrado, vi morì di fame nel febbraio del 1942, durante l’assedio nazista alla città. Per lungo tempo proibiti in patria, gli scritti di Charms circolarono clandestinamente fino alla riabilitazione postuma del 1956, anno a partire dal quale poterono essere ripubblicati e ottenere, in Russia come all’estero, il successo che meritano.

Categoria:

Questo articolo è stato scritto da Federico

2 commenti

  • Conosciuto grazie allo spettacolo teatrale eccezionale di Riccardo Magherini, a Milano, ormai decine d’anni fa!

    • Linda Ronzoni

      Non conosco questo spettacolo lo cercherò! Io ho incontrato Charms grazie a un’amica che trent’anni fa stava preparando una tesi su di lui. In Italia era stato pubblicato da Adelphi un suo libro, Casi, che per anni è stato introvabile. Negli ultimi anni Charms è turbato in auge anche grazie al lavoro divulgativo di Paolo Nori.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *