Sophie, Pestifera #04

Caro Hans, mi hanno detto che posso scrivere una lettera, una sola, e quindi eccomi qui a parlare con te, forse per l’ultima volta.

Caro Hans, fratello adorato, il cielo mi ha regalato la fortuna di averti come fratello. La nostra è sempre stata una famiglia molto unita, è vero, ma tra noi, più che con gli altri fratelli, c’è stato fin da piccoli qualcosa di speciale, come fossimo anime gemelle. Forse perché ci assomigliavamo davvero molto da ragazzini, con lo stesso ciuffo ribelle che ci ricadeva sulla fronte e quelle espressioni identiche, che vengono a chi sta tanto tempo insieme. Ogni tanto qualcuno ci scambiava davvero per gemelli, tu ti schernivi, io facevo finta di niente ma mi scappava un sorriso felice.

«Strappate il mantello dell’indifferenza che avvolge il vostro cuore!
Decidetevi prima che sia troppo tardi»

Caro Hans, ricordi il primo volantino che abbiamo stampato? Siamo stati in piedi tutta la notte, facendo i turni coi compagni, per riuscire a stamparne migliaia di copie con quella vecchia stampante a mano. E poi, il giorno dopo, li abbiamo cominciati a diffondere in università. Ricordi? Eravamo così agitati e fieri.
Tu sei sempre stato così: inattaccabile nelle tue convinzioni, senza paura, senza ripensamenti, retto nella tua morale. Pulito, mi viene da dire. E io ti ho seguito, mia anima gemella, condividendo ogni slancio, ogni idea, non so se per abitudine a venirti dietro, come sempre, o per sentirmi dire ancora, come quando eravamo piccoli: ma quanto vi assomigliate!
Io volevo assomigliarti, essere proprio come te, intrecciare il mio destino col tuo; non mi sono mai chiesta il perché; le cose giuste non generano mai domande, accadono e basta.

Caro Hans non rimpiango nulla di tutto quello che abbiamo fatto, dalle prime riunioni della Rosa Bianca, all’ultima valigia piena di volantini che abbiamo lanciato nella tromba delle scale dell’Università. Oh che momento, che pazzia! Che gioia!
Mi dispiace solo per i nostri genitori che certo soffriranno, forse ci vedranno come degli sconsiderati, degli scriteriati senza il senso del pericolo. Ma chi definisce il confine tra coraggio e incoscienza?
Abbiamo semplicemente aperto il nostro cuore alla lotta per ciò che era giusto, senza curarci delle conseguenze; chiamatelo come volete, dovevamo farlo.

Caro Hans condividere la mia vita, tutta, per intero, con te, è stato un grande privilegio ma spero che il nostro finale invece sarà diverso, che tu possa leggere questa lettera, che i giudici con te siano stati più clementi, che tu abbia saputo convincerli della tua innocenza come non ho saputo fare io. In questi tempi bui il diritto di opinione non è più un diritto, pare.

Ti lascio col ricordo di noi in cima a quelle scale, tutti i fogli che volteggiano e noi pieni di vita. Sarà l’immagine gloriosa e felice che porterò con me, per sempre.

«È una giornata di sole così bella, e devo andare, ma che importa la mia morte, se attraverso di noi migliaia di persone sono risvegliate e suscitate all’azione?»

Sophie Scholl fu ghigliottinata a 21 anni, su sentenza del Tribunale del popolo di Monaco di Baviera, il 22 febbraio 1943, per tradimento contro lo stato e il Führer. Insieme a lei vennero decapitati il fratello Hans, Christoph Probst e, due mesi dopo, Alexander Schmorell, Willi Graf e il loro professore di filosofia, Kurt Huber.

I cinque giovani, insieme al professor Huber, avevano dato vita a la Rosa bianca, piccolo gruppo di resistenza antinazista. Nel corso del 1942 e nelle prime settimane del 1943 avevano sfidato il regime nazista, stampando e diffondendo clandestinamente in Germania e Austria sei volantini contro Hitler. Quei fogli raccontavano gli orrori che si stavano consumando ai danni degli ebrei, informavano delle sconfitte militari naziste, una su tutte Stalingrado, facevano appello ai grandi ideali della cultura e alle lezioni della storia, esortavano i tedeschi alla ribellione, al sabotaggio, alla diserzione.

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Questo articolo è stato scritto da Federico

2 commenti

  • Micaela

    Nella carrellata di anime belle che ci stai presentando da qualche mese quella sulla figura di Sophie Scholl mi pare tra le più evocative.
    «Come possiamo aspettarci che la giustizia prevalga quando non c’è quasi nessuno disposto a dare se stesso individualmente per una giusta causa?” L’ha scritto Sophie ma avrebbe potuto farlo anche Masha Amini o una delle tante donne iraniane che da mesi combattono ,e a volte vengono uccise, per la libertà.
    Come Masha Amini, Sophie prende posizione, si batte per la giusta causa.
    Nonostante la paura, il senso di solitudine e il clangore della guerra.
    Siamo a pochi giorni dal 25 aprile e in questa epoca di dimenticanze, revisionismi e malcelati tentativi di dimostrare che non fa differenza da che parte stai…l’averci ricordato la figura di Sophie merita un applauso.
    Grazie Linda.

    • Linda Ronzoni

      Grazie a te Micaela, ho voluto ricordare una donna coraggiosa e giusta che ha messo a repentaglio la propria vita. In una forma di altruismo profondo e intriso di fiducia, nonostante la disperazione. Siamo in tempi così diversi, ora, che anche solo rileggere le sue parole mi si stringe il cuore…

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