
La peste è il colore fuori dai contorni
L’animale è fermo sul cavalcavia che sovrasta la Highway 191, ipnotizzato dal movimento delle macchine che sfrecciano sotto le sue zampe verso due direzioni opposte, o forse attratto da qualcosa che noi umani non possiamo vedere, come i gatti quando fissano intensamente il vuoto.
Sembra un cerbiatto, anzi più un’antilope. All’improvviso scatta come si fosse risvegliata dal suo sogno ad occhi aperti, dietro di lei arriva un branco che passa veloce.
Il Wyoming è il terzo stato che attraversiamo in bici in questo viaggio che ci porta dal Canada al Messico. Abbiamo pedalato per giorni interi in spazi enormi, in cui l’occhio incredulo sembrava perdersi, incontrando un ranch ogni mezza giornata e poi il nulla. Spazi sconfinati verrebbe da dire, se non fosse che era tutto uno steccato, filo spinato, griglie metalliche a terra per dividere i pascoli e non far passare le mucche. Spazi sconfinati pieni di confini.
Oggi, dopo una giornata massacrante di sterrato che non finiva più, siamo ospiti di Lucy e John, due anziani signori che mettono a disposizione una casetta di legno nel loro ranch, a metà strada tra il parco nazionale del Grand Teton e Lincoln. La loro casetta è segnalata sulle mappe del Adventure Cycling Association.
La mattina mentre Lucy ci prepara la classica colazione del Wyoming, stick to your ribs, chiediamo a John, un cowboy magrissimo con la faccia da attore segnata dal sole e dalle rughe, cosa sono quei cavalcavia che passano sopra la Highway 191. John ci spiega in un inglese incomprensibile con le parole che si incastrano tra i denti, che quella è sempre stata la rotta delle antilocapre che dal Grand Teton migrano verso sud. Dal 2012 è stata costruita questa road ecology, un sistema di sottopassaggi e cavalcavia che ha permesso di scongiurare tantissimi incidenti.
Scopriamo che l’antilocapra è l’animale più veloce al mondo dopo il ghepardo.
Novanta chilometri all’ora.
Penso a tutti gli animali in viaggio nonostante i nostri confini tracciati. Gli steccati, le reti, le strade. Piccoli e grandi, da soli e in gruppo, che percorrono migliaia di chilometri in volo, in marcia o nuotando nelle profondità degli abissi, affrontando difficoltà e pericoli, mettendo a rischio la propria vita. Migrano le balene, migrano le farfalle, migrano i granchi. Migrano le antilocapre sulle road ecology progettate per loro dagli uomini.
Penso ai volontari che fanno attraversare le strade ai ricci quando si risvegliano dal loro letargo.
Penso ai pesci che se ne fregano della divisione delle acque territoriali.
Penso agli uccelli che in autunno guardiamo a bocca aperta radunarsi in gruppi enormi e fare misteriose coreografie in cielo prima di partire verso il caldo.
Penso alle piante apparentemente immobili che esplorano il mondo fecondandolo coi semi spostati dal vento, spostati dagli uccelli e dagli animali per migliaia di chilometri.
Penso alla pelle che è il mio primo confine e come ogni confine è fluido, malleabile, una separazione sempre aperta all’inclusione, alle possibilità, ma anche il luogo della vulnerabilità. Filtro troppo spesso o troppo sottile. Penso alla mia difficoltà a modulare la distanza e la vicinanza nella relazione.
Penso a un mondo senza confini dove spostarsi senza esibire passaporti e poi chiudo la porta di casa a doppia mandata.
Penso a quelle migrazioni, quell’uscita dai confini, che dovevano essere i riti di passaggio, il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, i ragazzi che per diventare uomini dovevano uscire dal villaggio passando per una porta per avventurarsi nella foresta.
Rallento la pedalata nella corsia di emergenza della Highway 191, guardo in su l’antilocapra, lei mi guarda. Io provo a spiegarle con gli occhi tutte queste cose sui confini: sullo stare dentro e sentirsi sicuri e sulle possibilità di valicarli, uscire fuori dai bordi, uscire dai contorni.
All’improvviso lei si gira e scatta a novanta all’ora verso Sud.
Io riprendo a pedalare.
Le macchine sfrecciano.
Bibliografia
ciclistepercaso.com/greatdivide/
Senza confini
Le straordinarie storie degli animali migratori
Francesca Buoninconti
Codice edizioni, 2019
I riti di passaggio
Arnold Van Gennep
Bollati Boringhieri, 2012
L’ incredibile viaggio delle piante
Stefano Mancuso
Laterza, 2018
Credits
image: © Kiki Smith
text: © Linda Ronzoni – Direttrice Creativa Il Lazzaretto
Categoria: L'editoriale
Questo articolo è stato scritto da Federico