
Pierino, Pestifero #09
Foresta è una parola bellissima.
Foresta è il luogo della solitudine e dei banditi, del selvatico e dei fuori legge.
Dell’ignoto oltre il confine.
La foresta avvolge e nasconde, la foresta può essere una coperta che protegge.
Nella foresta si dorme, si vive e si muore semplicemente.
Non date retta a Cappuccetto Rosso: nella foresta non abita la paura, la paura è semmai nella disciplina incresciosa della retta che domina le città. Nello sforzo, nel rigore, nella malevolenza, nel laborioso artificio dei luoghi civilizzati.
Nella foresta si smarrisce il sentiero, si tentano percorsi impervi, ci si ritrova e ci si perde ancora, si procede errando.
Dalla foresta poi si esce forti, si entra bambini tremanti e si esce col cuore adulto.
Se dormi nella foresta ricordati di stare a faccia in su, così se arriva il giaguaro vedrà che lo puoi riconoscere e non ti attaccherà. Nella foresta lo sguardo dell’altro conta.
Se il giaguaro vede i tuoi occhi capirà che non sei una semplice preda, carne per placare la sua fame, e così in quello sguardo si deciderà della tua vita o della tua morte.
Foresta è una parola bellissima e io sono una creatura della foresta.
Guardami!
Da questo piedistallo, dalla copertina di un libro del 1845, sono qui a ricordarti che anche tu vieni da quell’oscuro luogo selvatico, anche se col tempo hai imparato a temere il buio. Hai imparato a rinunciare alla foresta.
Sono un bambino selvaggio. Ho i capelli mai lavati e le unghie smisurate, così recita la filastrocca che mette in guardia i bravi bambini dalla sporcizia, dalla ribellione e dalla maleducazione, potreste diventare come me, attenzione!
I bravi bambini hanno i capelli ordinati, pettinati con la riga di lato e le unghie ben pulite come bravi soldatini.
Ma se avrete la pazienza di guardarli bene, i miei capelli non sono affatto schifosi e puzzolenti, come recita la filastrocca, ma sono come la chioma fitta di un albero rigoglioso, sono luminosi come un’aureola, raggianti come piccole fiammelle che guizzano.
I vestiti borghesi mi stanno stretti, trattengono a stento la mia energia vitale. Le unghie sono smisurate è vero ma solo perché io possa graffiare, grattare, difendermi quando serve.
Eccomi!
Indugio con le braccia allargate, le mani aperte con le unghie lunghissime che formano una raggiera affilata e crudele. Come un monumento vivente sto nel tempo dell’attesa, nel rapimento del presente, nell’incertezza dell’incontro. Siamo in un tutt’uno: non più preda e predatore, tu che mi guardi io che mi offro al tuo sguardo, il tempo tra noi ora è disteso, aperto, intenso e poroso.
Come il tempo di quando eri anche tu un bambino come me; tutto era dilatato, imperfetto, disordinato, un tempo in cui le distinzioni tra pulito e sporco, conforme e diverso, normale e mostruoso, non erano ancora contemplate. Tutto era semplicemente possibile.
Io sono una creatura di soglia, tra infanzia ed età adulta, tra natura e civiltà, sempre in movimento e in perenne trasformazione, mosso da una forza indocile e dinamica.
La mia bocca piegata in una smorfia di dolore ti ricorda qual è il prezzo che paghiamo ogni giorno per avere rinunciato a esplorare i margini selvatici del nostro mondo e della nostra stessa mente.
Quel dolore ci ricorda con quanta spietata crudeltà ci strappiamo ogni giorno, con nuovi inganni, al buio della nostra personale foresta.
Eppure ogni bambino, quando si annuncia la notte, chiede che gli si racconti una favola. Perché in quella favola il mondo torna ombra e oscurità. La realtà si acquieta, Non più ordini e insegnamenti. Il mondo torna una foresta.
E nella foresta possiamo ricongiungerci con quel luogo misterioso in cui abbiamo abitato e ancora abitano gli altri animali e gli astri.
E il cuore può battere quieto dentro a quel mistero.
Pierino Porcospino (titolo originale Der Struwwelpeter) è un libro illustrato per bambini di Heinrich Hoffmann, psichiatra francofortese.
La storiella di Pierino dà il nome all’intera opera, una raccolta di dieci brevi storie in versi, corredate da immagini in sequenza che raccontano le trasgressioni, per lo più severamente punite, di altrettanti personaggi.
Pierino è un ragazzo che rifiuta di collaborare con i genitori: non tagliandosi le unghie né pettinandosi, assomiglia ad un porcospino. La sua filastrocca, brevissima, ha il compito di introdurre e presentare a titolo di esempio i personaggi e gli argomenti del libro: tutti i giovanissimi protagonisti sono in qualche modo disobbedienti come Pierino; alcuni di loro sono iperattivi, altri violenti, semplicemente distratti oppure trascurati. Tutti faranno una brutta fine.
La prima pubblicazione risale al 1845, il successo è tale che ne vengono pubblicate altre sei edizioni.
Pierino Porcospino è la prima icona della letteratura per l’infanzia: un’icona ambigua e perturbante, che ha saputo imporsi nell’immaginario collettivo fin dalla prima apparizione, non solo in Germania, dove è considerato un classico al pari di Alice, Pinocchio e Peter Pan, ma in tutto il mondo.
Categoria: L'editoriale
Questo articolo è stato scritto da Federico
3 commenti
grazie !
ci sono bambine come me che avrebbero voluto essere almeno un po’ Pierino !
Avremmo dovuto essere tutt* un po’ più Pierini e continuare ad esserlo ancora
Credo che la tua proposta di riproporci le storie di Pierino sia attualissima. Da condividere. Anche a scuola dove si giocano tanti destini delle nuove generazioni e dove dovrebbe essere anche insegnata l’arte di ribellarsi.
Grazie sempre Linda.