Tremate, tremate…

Facciamo il bagno?
Non posso…
Perché?

Tutto cambiò quell’estate del 1982.
Mio cugino Matteo era appena arrivato in spiaggia. Gli scogli erano la meta del nostro primo bagno del mattino.
Ci aveva messo qualche secondo a fare due più due.
Io sotto all’ombrellone, i pantaloncini sopra al costume, la mia aria afflitta.
Ah ok. Aveva detto solo ah ok ma io sapevo che sarebbe cambiato tutto da quel giorno. Noi non saremmo più stati uguali. Le mestruazioni, quella parola che neanche si poteva pronunciare, segnavano un prima e un dopo e il dopo a me sembrava costellato di maledizioni. Adesso dovevo diventare una donna.

Le donne sospettate di stregoneria venivano sottoposte alla cosiddetta prova della pietra al collo.
La presunta colpevole veniva cioè gettata in acqua con una pietra legata al collo.
Se annegava era innocente, se invece restava a galla era una strega. È veniva messa al rogo.
Fra il 1227 ed il 1235 prende il via l’Inquisizione contro le streghe, con una serie di decreti papali. Papa Innocenzo IV autorizza l’uso della tortura per estorcere confessioni di stregoneria.
Nel 1484 Papa Innocenzo VIII emette la bolla “Summis desiderantes affectibus”, che ordina di inquisire sistematicamente, per scoprire torturare e giustiziare le streghe in tutta Europa.
Le donne vengono violentate oltre che torturate; i loro beni confiscati fin dal momento dell’accusa, prima del giudizio, poiché nessuna è mai assolta.
Questo regime di terrore durò cinque secoli, sotto la benedizione di almeno 70 papi.

Aristotele scriveva che la donna è un maschio menomato.
Tommaso D’Aquino che le donne sono un errore, ma un errore necessario perché mettono al mondo i figli.
Freud, secoli dopo Aristotele, torna sulla storia della mutilazione; le donne sono esseri castrati, incompleti, col trauma insanabile di non avere un pene.
La medicina considera ancora oggi il corpo femminile come la deviazione dalla norma, facendo diagnosi e testando farmaci solo sui corpi maschili.

L’umanità è sempre stata definita dagli uomini, perciò le donne, che non sono uomini, non sono umane. La donna è un mostro. Da sempre.

Ma soprattutto è un mostro quando si sottrae al controllo, fuori dal ruolo che le è stato assegnato, la minaccia più grande è una donna non sottomessa, non inquadrabile, una donna che è vecchia, trasandata, brutta, asessuata, ma anche troppo bella, padrona di sé, una donna che conosce cose che altri non sanno, che fa cose che altri non osano.
La strega è l’incarnazione del potere.
Magnifiche e orribili. Coraggiose, aggressive, intelligenti, anticonformiste, esploratrici curiose, indipendenti sessualmente, libere, indomite, arrabbiate e gioiose.
Nei secoli le streghe hanno vissuto tra luce e ombra, sono andate tra i boschi e hanno familiarizzato con l’oscurità, coi misteri del nascere e del morire, per avere una visione più profonda del mondo.

Perché nessuno quando ero piccola mi aveva mai raccontato che potevo diventare una strega?
Nelle favole la strega era sempre spregevole, crudele, invidiosa, mentre la protagonista, la donna proposta come modello a cui aspirare, era invece aggraziata, delicata, fragile, bella di una bellezza timida. In attesa del principe di turno si muoveva leggiadra nel bosco, accennando qualche passo di danza su minuscoli piedi e cantando con gli uccellini a fare il coro.

Se in quel mattino estivo, sotto all’ombrellone, anziché sentirmi annichilita da una strada già segnata, gravata dal peso di un destino già scritto dal Papa, da Aristotele, da Freud, se avessi capito che essere un mostro era una possibilità, forse l’unica vera possibilità, ma non il mostro come anomalia, come rimpicciolimento di me, cosa spaventosa da tenere in una gabbia, ma un mostro splendente, spropositato, prodigioso, feroce, sgraziato, che poteva spazzare via tutto, sbaragliare le carte, un enorme King Kong che semina il panico in città, una strega furiosa che torna dal bosco per riprendere il suo spazio.

Se avessi teso l’orecchio, in quella calda mattinata, avrei potuto sentire la voce lontana di migliaia di streghe. Siamo eredi di storie di violenza, controllo e soprusi. Abbiamo imparato ad avere paura. Siamo come quelle balene enormi che con un colpo di coda potrebbero spazzare via l’imbarcazione dei propri carnefici e invece si lasciano uccidere.
Perché non proviamo a dare quel colpo di coda?
Potremmo scoprire che dietro l’angolo non c’è la morte ma il potere.

Non una giravolta aggraziata col cinguettio dei fringuelli, ma una danza brutale, tribale, animalesca, la faccia dipinta con segni neri, il corpo nudo, i tamburi che seguono il ritmo del cuore. La danza delle guerriere. La danza del benvenuto. Si ricomincia da capo in un nuovo inizio.
Benvenute al mondo.


Testo scritto da Linda Ronzoni, direttrice di Il Lazzaretto
Immagine generata in dialogo con Intelligenza Artificiale

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Questo articolo è stato scritto da Federico

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